Fotoromanzo dedicato a Lia
Sibilla: Siediti. Ho da dirti qualcosa. Posso scriverne un fotoromanzo? La tua storia d’amore con Lia.
Max: L’idea mi sembra orribile, di cattivo gusto. Indegna di una donna come Sibilla.
Max: Il telefono mi sveglia in piena notte, è Marika, ha mandato giù 30 pastiglie di psicofarmaci. Ho chiamato il mio medico di fiducia ma è fuori per un congresso. Ho telefonato per un’ambulanza ma i numeri erano tutti occupati. E se la trovo già morta? Marika! Stai facendo finta. Reciti la commedia… Cosa speravi? Marika: Ne ho prese solo tre. Speravo di trovare la forza di ingoiare il resto prima del tuo arrivo… volevo morire sul serio, Max. Tu non sei il primo a cui abbia telefonato, stanotte. Gli altri se ne sono fregati! Max: I tre tranquillanti hanno fatto il loro effetto. Il dramma si è sciolto in una bella dormita. E io sono ancora qui, come un idiota, a tenerle la manina. Ma si può?
Max: Torno a casa che è l’alba. Alla Lancio mi aspettano… Firmo i soliti autografi alle mia amiche ai cancelli. D’improvviso la vedo. Dall’altra parte della strada. In attesa davanti alla chiesa. Seria, immobile, un raggio di sole prima di un temporale.
Non ci diciamo nemmeno una parola, ci guardiamo e basta. La prendo per mano. Ci muoviamo. Mi sento alto tre metri, con una forza terribile. Sarei capace di abbattere le case, di sradicare gli alberi, per difendere Lia.
Morire adesso tutti e due. Mentre siamo un’unica cosa…
Lia per un breve attimo si è sentita meglio ed è tornata da Max, ma quando tornano i dolori, sente il bisogno di stare sola. Manda via Max con la scusa di farsi comperare una bambola. Telefona ad Ennio che la venga a prendere, ma non fanno in tempo ad andarsene prima che torni Max. La gelosia dei due uomini ha il sopravvento e si picchiano, ma poi passata la rabbia, Ennio se ne va, e Max e Lia restano soli. Lia finalmente tira fuori tutta la disperazione che ha dentro di lei.
Lia: Non ce la faccio più, Max. Ho paura di morire. Tanta paura. Voglio vivere, voglio che questa bambola diventi una cosa vera… Un figlio, un figlio tuo! Max: Sfogati, tanto sappiamo ogni cosa, tutti e due. Lia: Se ho voglia di piangere, posso piangere, se ho male non devo andare a nascondermi in bagno. Max: Staremo insieme per sempre. Lia: Staremo insieme… fino a quando te lo chiederò io. Non di più. Fino a quando sarò ancora abbastanza bella… per poterti piacere.
Max: Lia fa la pigra, mi ha buttato fuori dalla camera. Mi ha detto di andarle a prendere dei fiori. Entro in camera, ma non la trovo. Non c’è nemmeno la bambola, e subito vedo il biglietto. “Arrivederci”. Se n’è andata.